Anche quest’anno, il 3 dicembre – Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità – è stata l’occasione per riflettere sull’importanza dell’inclusione, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. L’invito è ad un’azione costante, per abbattere le barriere fisiche, mentali e sociali che tutt’ora limitano molte persone con disabilità, combattendo qualsiasi forma di discriminazione e violenza.
“Disabile è chi non è in grado di provare empatia mettendosi nei panni degli altri, di mescolarsi affamato con altre esistenze, di adottare punti di vista inediti per pura e semplice curiosità. I disabili non esistono: chiunque ha delle abilità, così come delle difficoltà. Siamo noi a determinare se ci saranno altri disabili in futuro oppure se, a partire da oggi, chiunque potrà scegliersi il futuro che sogna. Quando inizieremo a vedere un disabile come persona ordinaria anziché “speciale” sarà una grande conquista per la società”.
Iacopo Melio
Nel nostro Istituto, ogni forma d’accoglienza ha un valore fondamentale. Insieme al rispetto, alla tolleranza, all’empatia. Qui le persone si sentono benvenute, sostenute e incluse. Vogliamo creare relazioni positive, rompere i muri sociali, facendo sentire i pazienti il più possibile a loro agio. Animiamo uno spazio progettato e attrezzato per garantire accessibilità e inclusione alle diverse forme di disabilità, assicurando che tutti abbiano la possibilità di ricevere cure mediche e accedere facilmente ai servizi sanitari: dalle rampe di accesso, agli ascensori, fino alle sale di attesa e altro.
Ogni ambiente è pensato per permettere il facile spostamento di sedie a rotelle e garantire spazi sufficienti per le persone con ridotta mobilità ridotta. La segnaletica è chiara, le attrezzature specializzate, e le tecnologie assistive. È sempre possibile trovare parcheggi riservati vicino all’ingresso. Garantire l’uguaglianza nella fruizione ai servizi a tutti, nessuno escluso, continua a essere per tutti noi una priorità.
“C’è differenza fra dire “disabile” e “persona con disabilità”? Sì, c’è una grossa differenza, perché nel primo caso si identifica la persona con la sua disabilità, nel secondo si mette l’attenzione sulla persona a prescindere dalla sua disabilità. Bisogna usare le parole precise se vogliamo che la gente la smetta di trattare chi ha una disabilità fisica o mentale solo come un poveretto da compatire e non una persona con una vita da vivere”.
Bebe Vio
L’idea di costruire un futuro inclusivo, accessibile e sostenibile, sottolinea l’urgenza di creare un mondo dove ogni individuo abbia la possibilità di partecipare pienamente e senza ostacoli alle dinamiche della società. Come? Eliminando i divari architettonici, tecnologici e sociali che ancora sussistono. “Questa nostra posizione – spiega il Dottor Maurizio Dal Maso, Direttore Sanitario dell’Istituto Fanfani – nasce dalla volontà di dare a tutti i nostri pazienti esattamente quello che si attendono senza nessuna distinzione o barriera fisica o mentale”. Dobbiamo puntare a un’accessibilità universale, data anche da strumenti digitali altamente fruibili, per migliorare il più possibile la qualità di vita.
“Nel 2001 – dice Francesco Epifani, Direttore Generale dell’Istituto Fanfani – l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato l’ICF, la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, uno strumento che ha l’obiettivo di fornire un linguaggio universale per la descrizione della salute e degli stati correlati, in cui il termine disabilità viene usato per indicare un fenomeno multidimensionale, risultato dall’interazione tra la persona e l’ambiente fisico e sociale. Su queste basi, nel Progetto di Salute di Fanfani, tutelare la disabilità è un percorso totalizzante, verso disabilità sensoriali, motorie, intellettive e psichiche e non solo per quanto di più evidente. Costruiremo progetti di ascolto del bisogno e di miglioramento dell’esperienza di cura per offrire risposte autorevoli, sostenibili, responsabili”.