La storia di Cosma di Damiano è intrecciata con la storia della nuova Arte nascente, la medicina, ma anche con la storia della famiglia Medici e della città di Firenze.
Nelle raffigurazioni del Beato Angelico e di altri artisti sono riconoscibili dal consueto abbigliamento confacente al loro status di medici: tonaca rossa foderata di vaio, cappello rosso orlato di pelliccia e calze rosse. In una mano, il cofanetto con i medicinali, nell’altra, la palma del martirio.
Secondo il Prof. Fanfani, il Beato Angelico mostra come la professione medica sia nata come “medicina di relazione” con la figura del medico di famiglia: il medicamento non veniva prescritto, ma somministrato personalmente, ciò rappresentava un ulteriore rafforzamento del rapporto di stretta relazione medico-malato anche attraverso il veicolo farmacologico. Questa caratteristica della medicina si perderà in gran parte con l’avanzare della medicina specialistica d’organo e con quella tecnologica.
La nascita della medicina diagnostica di laboratorio vede i santi rappresentati nell’atto di ispezionare contro luce un’ampolla con le urine. A illustrare la nascita dell’aspetto chirurgico i due santi son rappresentati, da scuole di diversa estrazione, nell’atto di compiere il trapianto della gamba di colore nero di un Saracino al posto di quella bianca in cancrena del diacono Giustiniano.
L’intuizione vincente di Cosimo de’ Medici – Cosma e Damiano furono infatti riconosciuti santi patroni della famiglia – è stata quella di utilizzare la forza evocativa dell’immagine come mezzo per propagare e consolidare il consenso politico e sociale del casato, sovrapponendo la sua immagine a quella luminosa e venerata di Cosma e Damiano. In questo modo, la famiglia Medici veniva mostrata come il miglior medico e la migliore “medicina” per la cura dei mali politici della città.