“La passione di mio padre per la medicina è iniziata già in giovane età. Quando aveva 15 anni fu ricoverato in ospedale per una grave infezione ad una gamba; all’epoca non esistevano antibiotici e l’infezione si aggravò costringendolo in ospedale per un anno”.
Proprio in quegli anni arrivò dagli Stati Uniti un farmaco destinato a cambiare per sempre la storia della medicina: la penicillina. Furono così in grado di salvare la gamba al Prof. Fanfani che uscì da questa esperienza con una salda convinzione: studiare medicina, con l’obiettivo di costruire un progetto di sanità differente, un Centro dove il paziente potesse sentirsi a casa.
Dopo la laurea, fu da prima Professore associato di anatomia patologica all’Università di Firenze, per iniziare, nel 1954, l’attività privata con un piccolo laboratorio in via della Pergola, poi trasferito, una volta avviata l’attività, in Piazza della Indipendenza.
Manfredo Fanfani s’impegnò per ricreare un ambiente familiare e domestico all’interno di una struttura sanitaria, ponendo attenzione particolare ad arredi, quadri e abbigliamento del personale. Grazie alle sue numerose relazioni ed amicizie, oggi l’Istituto conserva più di 1500 quadri, oltre a innumerevoli pubblicazioni su arte e medicina.
“Tutto all’interno dell’Istituto seguiva un codice di comportamento: dalle divise ai movimenti del personale, fino alle laute colazioni servite ai pazienti nelle sale d’attesa dei diversi reparti, funzionali ad evitare l’affollamento intorno ai distributori automatici, che mio padre non sopportava”
Per tutto questo il Prof. Fanfani è stato certamente un pioniere: negli anni ’60 non esisteva nessuna altra struttura sanitaria così curata nei dettagli.
“Mi ricordo di una polemica sindacale uscita sulla Nazione che diceva che all’Istituto Fanfani vigeva un “regime quasi militare”. Mio padre rimase molto colpito dalla notizia e scrisse alla redazione che si riteneva offeso da quelle parole perché all’Istituto Fanfani “vige un regime certamente militare, perché quando si lavora sulla pelle delle persone non sono ammesse distrazioni”.
In questi anni, e ancora oggi, la forza dell’Istituto sta nella grande attenzione per le innovazioni tecnologiche.
“Mio padre aveva una grande intuizione per le novità e tra me e lui c’era una grande sinergia. Appena laureato fui mandato a giro per il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, per vedere quali erano le ultime novità in ambito medico. Grazie alla flessibilità di un’azienda familiare, riuscivamo ad avere le prime strumentazioni all’avanguardia in ambito nazionale ed europeo”.
Negli anni 60 nascevano i reparti di Medicina Nucleare e negli anni 70 quelli di Ecografia. All’inizio degli anni 80 fu installato il primo tomografo computerizzato (TAC) di terza generazione della Toscana, e poco dopo la prima Risonanza Magnetica. Nel 1994 l’Istituto Fanfani è stata una delle prime aziende a utilizzare la Radiologia Digitale, consentendo quindi una sostanziale riduzione della dose di radiazioni assorbite. Un ulteriore passo verso l’innovazione avviene nel 2005, quando si procede all’utilizzo di uno strumento, PET TAC, che unisce l’esame di Medicina Nucleare PET con l’esame TAC. Ancora oggi è uno dei due istituti privati in Italia con il macchinario PET TAC.
“Quando ero al liceo, mio padre mi disse che da grande avrei fatto il medico e il radiologo. Al tempo c’era ancora un certo scetticismo verso le radiazioni, considerate pericolose, ma lui aveva intuito che l’avvento del computer avrebbe portato ad un rapido avanzamento delle apparecchiature di radiologia e avrebbe consentito il superamento di quella impasse tecnologica che perdurava dalla scoperta dei raggi X. Io stesso lo capii molto dopo”
Ancora oggi l’Istituto mantiene vivo lo stesso spirito, confermandosi come una delle strutture sanitarie private più all’avanguardia, con le migliori tecnologie nel campo delle novità strumentali di ricerca.